Moda, tendenza, scoperta, ri-scoperta, innovazione, rinnovo delle tradizioni. Chiamatela come volete, ma quel che è certo è che gli Orange Wines sono oggi diventati parte integrante del mondo vinicolo internazionale e trovano il loro epicentro proprio nella nostra Italia.
Per i frequentatori meno assidui del reparto sperimentazione nel bicchiere, gli orange wines sono sostanzialmente (e non me ne vogliano i più esperti per l’estrema semplificazione) dei vini bianchi che subiscono una vinificazione simile ai quella dei vini rossi, con prolungate macerazioni e lunghi affinamenti, spesso a contatto con l’ossigeno. Queste tecniche regalano ai vini il tipico colore che va dall’aranciato all’ambrato, oltre ad un ventaglio di profumi molto particolare ed estremamente variegato.
Tecnicamente parlando, gli orange wines non sono un’invenzione recente, tutt’altro. Questa tipologia di vinificazione ripercorre le antiche tecniche di produzione del vino in Georgia e Armenia in uso già migliaia (migliaia!) di anni fa. In epoca recente sono state poi riprese nella zona di confine tra Italia e Slovenia, attirando poi l’attenzione di produttori in tutto il mondo.
Quando un prodotto cavalca l’onda del successo diviene una moda e, come tutte le mode, la sua vita è simile ad una parabola, con una fase di crescita, una di stabilità e, infine, un declino. Vero. Ma non del tutto corretto. Qualunque prodotto, in tutti i settori, vive dei periodi di maggiore o minore successo, brevi o lunghi che siano. Il limite nel considerare quello degli orange wines un fenomeno passeggero, sta nel pensiero che questi siano una moderna invenzione, il che li relega quasi più ad una operazione di marketing che ad altro. La realtà è che questi vini sono sempre esistiti, semplicemente si sono persi la voglia e l’interesse di produrli per un tempo infinito. Ora sono tornati e stanno finalmente riscuotendo l’interesse che meritano.
Un elemento che allontana gli orange wines dal concetto di moda passeggera è la sperimentazione. Questa è alla base di questa tipologia di vini e riguarda vitigni utilizzati, tempi di macerazione, tempi di affinamento, verifica della longevità e tutto quanto concerne in generale le tecniche di produzione. Se alcuni di questi vini hanno ormai consolidato una posizione nel mercato, grazie a pochi lungimiranti produttori, per molti altri siamo ancora in una fase di sperimentazione. Ho sentito recentemente affermazioni del tipo “non è più tempo di sperimentare, ormai il fenomeno è definito e il mercato è stanco” e non sono per nulla d’accordo.
La sperimentazione nel mondo del vino è un’attività quotidiana, perenne, fondamentale per il progresso e l’innovazione dei prodotti. Si deve alla sperimentazione la sempre maggior qualità generale dei vini che arrivano sul mercato e la solidità commerciale di vini divenuti icone (dei quali però si dà spesso per scontata l’esistenza, senza riflettere sul fatto che anche questi sono frutto di sperimentazioni). La sperimentazione fa parte del DNA dei produttori e di tutti coloro che, a vario titolo, sono attivi nel mercato del vino.
Certo, è più immediato identificare il mondo degli orange wines come mondo sperimentale dal momento che, agli occhi dei più, questi sono un’invenzione recente rispetto a vini bianchi o rossi ormai affermati. Ma, quando negli anni ’80 del secolo scorso nelle Langhe un gruppo di produttori iniziò ad usare le barrique al posto delle tradizionali botti grandi, non era forse sperimentazione? Quello del Barolo è solo uno degli innumerevoli esempi che potremmo citare a tal proposito.
A mio giudizio gli orange wines non finiranno sugli scaffali più nascosti delle enoteche ma convivranno armonicamente con le altre tipologie di vini, anche nelle carte dei vini dei ristoranti (al momento ancora scarseggiano). Certamente, il periodo di maggiore visibilità mediatica è destinato a diminuire progressivamente – ma questo è un processo comune a tutti i “nuovi” prodotti – mentre si consoliderà la loro presenza nella mente del consumatore, che è ancora nella fase della loro scoperta e comprensione. Tale consolidamento deve però essere supportato dai professionisti, in grado di comunicare la reale entità del fenomeno, senza relegarlo a una moda passeggera.
Come in tutti gli ambiti della vita, la sperimentazione è il tassello fondamentale del progresso e, spinta dalla curiosità e dalla ricerca, porta all’individuazione di nuove strade da percorrere, ognuna delle quali riserva sempre delle sorprese e ci guida alla scoperta di nuove esperienze.