E adesso si studia! Come ti diranno tutti, ricevere il diploma e indossare il tastevin rappresentano il punto di inizio per diventare davvero Sommelier. Sì, perché i 3 livelli (siano essi Ais o Fisar – in rigoroso ordine alfabetico…) che conducono all’esame finale saranno, fino a quel momento, una montagna di informazioni teoriche delle quali non saprai bene che farne. Finché, liberato dall’incombenza di serate sui libri, potrai finalmente goderti la parte piacevole di questi studi, ossia la pratica. E, dando sfogo alla fantasia e alla curiosità, sarai finalmente in grado, assaggiando e ri-assaggiando, di dare un senso a tutte le nozioni apprese. “Odore di tappo? Beh si, me lo hanno descritto al corso, so perfettamente da dove arriva…” ma statisticamente è piuttosto improbabile da trovare, a meno che non si aprano parecchie bottiglie! “Il Lambrusco non mi piace!”…ma sicuro di averne assaggiati abbastanza da poterlo affermare? Al corso, se sei stato fortunato, ne hai assaggiato uno o al massimo due, eppure di lambruschi ne esistono decine.
E quindi, studiare e diventare Sommelier, a che serve? Serve perché bere e basta, anche tanto, non ti fornirà mai le basi necessarie per comprendere a pieno questo mondo, per conoscere davvero come si arriva a ciò che stai sorseggiando nel bicchiere, a percepire le sfumature tra prodotti simili. Serve, soprattutto, ad affinare i tuoi sensi e i tuoi gusti, serve a diventare un bevitore pensante, che sceglie il vino con un criterio (qualsiasi, non importa quale, l’importante é che ve ne sia uno), che segue i propri desideri e sia in grado di decifrare questi desideri, mettendo in tavola un vino che lo faccia stare bene.
Ma cosa vuol dire studiare? Per studio si intende l’approfondimento delle singole nozioni apprese al corso per Sommelier, vuol dire cercare di conoscere quanto più possibile delle infinite sfumature di questo fantastico mondo. Il Lambrusco che davvero pensavi di non voler bere? Provane un po’, di diversi produttori e delle diverse tipologie, provando ad abbinarli con cibi differenti, dai più economici a quelli di fascia di prezzo più elevata (in questo caso il portafogli sarà comunque salvo!), sono quasi certo che l’idea iniziale sarà accantonata!
Le degustazioni aperte al pubblico, dalle grandi manifestazioni come il Vinitaly o il Merano Wine Festival a quelle più piccole organizzate da diverse organizzazioni o associazioni sono gli appuntamenti irrinunciabili per il nostro “studio”, sia durante il corso che dopo. Questi eventi sono una fonte preziosa di approfondimento su specifici argomenti – per geografia, per vitigno, per tipologia, e molto altro – mettendo a disposizione un elevato numero di bottiglie e, spesso, l’impagabile incontro diretto con il produttore.
Ma cosa più importante, al corso le degustazioni sono svolte in gruppo, esercizio fondamentale per tarare i propri sensi. Cercare di mantenere questa abitudine, con amici o compagni di corso, è davvero importante per conservare lo spirito dello studio e stimolare la curiosità, con continui confronti e, soprattutto, per divertirsi imparando.
Ovviamente queste considerazioni valgono per chi si avvicina al mondo della sommellerie senza esperienze nel settore. Eppure, spesso, persone che lavorano quotidianamente nel mondo del vino, partecipano ai corsi per Sommelier proprio per colmare quelle lacune teoriche che, unite all’esperienza pratica acquisita sul campo, permetteranno loro di lavorare meglio di prima.