La paura più grande per i corsisti che si apprestano ad affrontare l’esame finale e diventare finalmente sommelier è quella di non ricordarsi le centinaia di denominazioni (DOCG e DOC italiane, oltre a quelle straniere) esistenti. Solo in Italia esistono più di 70 DOCG e oltre 300 DOC. Il neo-sommelier deve – deve – conoscerle tutte. E soprattutto deve essere in grado di collocarle geograficamente.
In linea di massima tutti conosciamo la geografia della nostra zona di origine, o della zona in cui viviamo o abbiamo vissuto, o che abbiamo visitato con cura. Ma, per quanto ampio possa essere il bagaglio di mappe memorizzate nella nostra mente, queste saranno sempre una piccola parte di un puzzle da migliaia di pezzi.
La geografia è una materia affascinante per molte persone ma dalla quale parecchie altre fuggono, quasi intimorite da nomi e numeri, nonché da un’innata incapacità di orientarsi anche sul balcone di casa propria.
Io rientro tra coloro che hanno sempre associato la geografia all’idea di viaggiare, di esplorare mondi nuovi, di arrivare in luoghi sconosciuti e doversela cavare di fronte a difficoltà logistiche; crescendo poi, i pensieri hanno virato anche sul filosofico, ma questo è un altro film.
Ricordo, da bambino, quando le dita scorrevano lungo le linee colorate sulle pagine degli atlanti stradali, la mente creava viaggi immaginari in luoghi reali: le montagne, i confini tra Stati, le città, i mari.
Una volta cresciuto, quegli stessi viaggi li ho fatti davvero, con un’auto, in moto o altri mezzi. E reputo una fortuna averne fatti diversi quando ancora la tecnologia attuale non aveva mandato in pensione gli atlanti stradali, marcando il confine tra la necessità di comprendere dove ci si trova e la capacità di seguire una linea su un display. Di quei viaggi ricordo quasi ogni paese attraversato, valli e montagne, spiagge e campagne.
Fin dall’inizio dei miei studi nel mondo del vino, mi è sempre stato fatto notare quanto la geografia sia importante per un sommelier, e lo stesso faccio io oggi con i miei studenti, ai quali non mi stanco di ripeterlo.
Come in qualsiasi materia, raccontare qualcosa che si è toccato con mano è sempre più facile e preciso rispetto a qualcosa di semplicemente immaginato nella propria testa. Con il vino accade esattamente lo stesso. L’elenco di denominazioni di origine di una regione non è più una mera lista di nomi privi di significato, ma diventa un viaggio tra i vigneti, tra i borghi in cui i vini si producono; si visualizzano le colline con la nebbia mattutina, le cime più alte che riparano dai venti freddi, i laghi che ne mitigano le temperature invernali e mille altre infinite sfumature.
É noto che un’immagine possa essere molto più potente di tante parole e lo stesso funziona per la nostra memoria. Visualizzare anche solo una mappa e collocare dei nomi nel loro spazio permette alla nostra mente di creare dei collegamenti quasi involontari, creando l’anello di congiunzione cui non avevamo pensato prima.
Ricordare le zone di produzione dei vitigni Nebbiolo o Vermentino è decisamente più semplice dando un veloce sguardo ad una mappa: le zone risultano virtualmente (o addirittura fisicamente) collegate tra loro, quindi risulta evidente il perché questi vitigni si trovino proprio in quelle zone e non in altre. E prima ancora di averci pensato, la nostra mente avrà già individuato anche punti di congiunzione relativi alle tipologie di vini prodotti, alle differenze climatiche e molto altro.
Un altro esempio forse banale riguarda le DOC interregionali. Pare scontato che avere un’idea su come si sviluppano le province di Brescia e Verona possa essere d’aiuto per individuare le denominazioni condivise tra più regioni, ma in situazione di stress da esame e con innumerevoli altre informazioni da ricordare, può davvero fare la differenza.
Gli esempi su come la geografia possa aiutare lo studio in materia di vino potrebbero essere infiniti. L’idea di base è molto semplice: maggiori informazioni si hanno su una materia, più semplice diventa ricordarne anche solo una parte. E da più punti di vista affrontiamo una materia, maggiore sarà la sua comprensione. Se reggessimo un mappamondo in mano, a prescindere dall’area che staremo fissando, sapremo cosa c’è sul lato opposto.
La geografia ci permette di osservare il mondo del vino da un punto di vista alternativo e questo alleggerisce il carico di informazioni specializzate che stiamo cercando di memorizzare. E diventa un alleato ancor più prezioso quando ci dedichiamo allo studio di zone in cui non abbiamo ancora viaggiato. In quest’ultimo caso poi, alzi la mano chi può dire di non sentire lo stimolo di voler partire, soprattutto dopo questo lungo periodo di mancati viaggi.
Se quindi la geografia è utile ai fini dello studio, non da meno è il benefico effetto sulla nostra voglia di scoprire, esplorare, conoscere. Quindi, apriamo un atlante, subito!