Tu che ne capisci, mi consigli un buon vino?

Questa è probabilmente la domanda più ricorrente che ti faranno le persone appena scoperta la tua conoscenza in materia di vino, indipendentemente dal fatto che tu sia un aspirante sommelier alla sua prima lezione del corso, un super-esperto di fama mondiale o un navigato bevitore con decenni di esperienza.

Personalmente, quando mi viene rivolta questa domanda, ho una doppia reazione. Da un lato ne sono felice perché la interpreto come una positiva curiosità da parte della persona che mi chiede un consiglio, una ricerca di nuovi prodotti per innalzare il proprio piacere; dall’altro temo spesso che la domanda sia solo un naturale proseguimento della chiacchierata e i miei suggerimenti finiranno per perdersi.

Riflettendo però, che importa quale sia lo scopo della domanda? In fin dei conti il vino, come tanti piaceri della vita, ha un fine personale e, in quanto tale, non può essere giudicato, quindi ben vengano le domande!

Quindi supponiamo che la domanda sia genuina, sia posta da una persona realmente interessata a scoprire un nuovo vino per ampliare il proprio bagaglio gustativo.

Se la domanda è di facile comprensione, la risposta non è necessariamente immediata. Premesso che il “buono” è chiaramente soggettivo, la difficoltà nel rispondere sta nell’inquadrare il palato e la sensibilità della persona che mi ha chiesto il consiglio.

Mi capita spesso di assistere a scene in cui qualcuno consiglia ad altre persone un vino e questo rientra nel bello del vino, la condivisione. Tuttavia troppo spesso il consiglio è basato esclusivamente sul proprio giudizio, su ciò che è piaciuto a chi sta suggerendo il vino. Le esigenze di chi pone la domanda non vengono solitamente prese in considerazione, partendo dal presupposto che se un vino é buono, é buono per tutti!

Volendo dare una risposta che abbia un senso, occorre innanzitutto capire le abitudini in fatto di vino della persona che abbiamo di fronte, la sua preferenza per determinate tipologie di vino, la sua capacità di comprensione di determinate differenze tra diversi vini ed altri elementi. Occorre, inoltre e soprattutto, capire lo scopo dell’acquisto: soddisfazione personale, cena tra amici, regalo, mille altre ragioni?

Questa rapida analisi richiede inoltre la capacità di interpretare le indicazioni della persona che, qualora non fosse “allenato” al gergo enologico, facilmente saranno poco tecniche e molto soggettive.

Recentemente, ad esempio, ho regalato ad un amico una bottiglia di un vino bianco con qualche anno sulle spalle per farglielo assaggiare ed eventualmente venderlo nel suo locale. Il vino aveva caratteristiche olfattive e gustative molto particolari, chiaramente figlie dell’evoluzione in bottiglia nonché del processo di vinificazione. Nonostante le premesse per spiegare il vino e preparare l’amico ad un gusto cui ero certo non fosse abituato, lo stesso è stato bollato seccamente come ossidato e vecchio (garantisco e garantiscono altre degustazioni, non lo era!). Io adoro quel vino!

La difficoltà nel consigliare un vino buono è quindi quella di collegare il vino con la persona, creare fra loro un legame, una sorta di appuntamento al buio. Bisogna essere l’amico che fa incontrare due persone, sperando si piacciano ed eventualmente si innamorino l’uno dell’altra/o. Non è un esercizio banale né semplice e nella migliore delle ipotesi si può regalare un’emozione; ma si può anche rischiare di consegnare una delusione perché non si è stati in grado di comprendere i bisogni dell’altra persona o perché, semplicemente, non si hanno a disposizione gli strumenti giusti per farlo. Quindi se mi chiedete un consiglio, aspettatevi un piccolo interrogatorio! Fatto per il piacere di condividere con voi qualche piacevole esperienza. E diffidate da chi risponde alla vostra domanda in un istante, perché darebbe quella risposta a chiunque oppure risponde pensando ai propri gusti invece che ai vostri… Dopotutto il vino è un mezzo per far incontrare la gente, quindi perché sprecare un’occasione per conoscersi un po’?